
Los Angeles: primi contatti con la West Coast
Se per il vostro viaggio in California, avete scelto di atterrare a Los Angeles, dovrete tenere presente che, qualsiasi sia la vostra destinazione finale, la prima cosa con cui dovrete fare i conti, è il traffico di Los Angeles. In questo post vi darò un po’ di consigli su dove scegliere l’hotel, cosa aspettarvi in hotel, a colazione e come si presentano in pubblico i Californiani.
L’impressione che ho avuto di Los Angeles, avendola osservata solo dal finestrino dell’auto nel trasferimento dall’aeroporto all’hotel, ed il giorno successivo, dall’hotel verso la freeway, è stata quella di una città frenetica, modaiola, supertecnologica ed avveniristica. Se atterrate a Los Angeles ma volete ripartire subito il giorno successivo, come abbiamo fatto noi, sicuramente la cosa migliore che potete fare è scegliere un hotel o una sistemazione proprio nei pressi dall’aeroporto (noi siamo stati all’Embassy Suites Los Angeles Intl Airport South): in una città che si estende per più di 500 miglia quadrate (circa 1300 km quadrati, cioè 10 volte Torino) e che registra 3,99 milioni di abitanti, si rischia di passare tantissimo tempo in auto. Nel nostro trasferimento dall’aeroporto all’hotel (circa 3 km), abbiamo passato lunghi momenti in coda, in un traffico che pareva immobilizzato; l’autista del taxi ha aggiunto simpatia, perdendosi in strade senza uscita un paio di volte, così all’arrivo in hotel eravamo stanchi, affamati e sfiniti.

L’impressione che ho avuto di Los Angeles…..è stata quella di una città frenetica, modaiola, supertecnologica ed avveniristica
Dopo un paio di cambio stanza (la prima non era stata rifatta e ripulita, la seconda aveva un’insalubre aria viziata zeppa di fumo di sigaretta), finalmente ci sistemiamo in stanza e crolliamo addormentati….fino alle 3.00 di mattina! Nonostante il volo diurno e la tremenda stanchezza, non siamo riusciti ad abbattere l’effetto jet leg, come, invece, avevamo sperato e ci ritroviamo sveglissimi come in pieno giorno (e in effetti in Europa sono le 12.00). Fortunatamente il nostro bimbo ha una capacità di sonno pazzesca, ancor di più quando è davvero stanco, e si sveglia verso le 6.00.
Nonostante il volo diurno e la tremenda stanchezza, non siamo riusciti ad abbattere l’effetto jet leg, come, invece, avevamo sperato e ci ritroviamo sveglissimi come in pieno giorno
Approfittiamo della involontaria levataccia per concederci una doccia rigenerante. Entro finalmente nel bagno e, mannaggia, non c’è il bidet. Sì lo sapevo, ero già stata negli Usa e ne abbiamo parlato spesso con mio marito, ma è sempre un brutto impatto per noi italiani non visualizzare il posto dove possiamo velocemente rinfrescarci e lavarci i piedi. Sorvoliamo sul bidet, ma non è l’unica differenza a cui dobbiamo adattarci quando entriamo in un bagno americano. I rubinetti dei lavandini normalmente sono quelli che per noi in Italia sono “vecchio stile”, cioè un rubinetto a destra per l’acqua fredda, uno a sinistra per l’acqua calda: niente miscelatore. Eh vabbè, usiamo i rubinetti all’antica. Ma il peggio deve ancora arrivare: parliamo della doccia.
Rubinetto americano Erogatore e rubinetto doccia
Negli USA la stragrande maggioranza delle docce è con vasca, cioè non c’è un piatto doccia con un box e, semmai, separata, una vasca da bagno, bensì, la doccia si fa stando in piedi nella vasca; a protezione e contenimento degli schizzi, il più delle volte, si trova una tenda doppia: di plastica verso l’interno della vasca e più leggera e decorata quella all’esterno. L’acqua per la doccia esce da un erogatore fisso attaccato direttamente al muro e anche qui, scordatevi i nostri moderni ed innovativi miscelatori, con i quali, non solo possiamo regolare la temperatura dell’acqua, ma possiamo anche decidere l’intensità del getto. Qui il rubinetto della doccia è una maniglia verticale da ruotare in senso antiorario per aprire l’acqua: se la si ruota e ci si ferma verso destra, l’acqua è fredda, continuando la rotazione l’acqua arriverà sempre più calda fino a sinistra dove raggiunge il massimo della temperatura. L’intensità del getto è fissa, generalmente getto debole appena aperto, quindi con acqua freddissima, per poi aumentare gradualmente con la rotazione fino ad avere un getto molto forte con acqua caldissima. E così, in bagno, ci si deve accontentare di quel che c’è…direi per arredo bagno e comfort: Italia 1 – USA 0.
Sorvoliamo sul bidet, ma non è l’unica differenza a cui dobbiamo adattarci quando entriamo in un bagno americano…ci si deve accontentare di quel che c’è
Finite le docce, andiamo affamati a fare colazione. Con l’ascensore esterno ci godiamo una panoramica discesa con vista. La colazione si consuma in un’area all’aperto e la temperatura non è ancora calda: si sta bene con una felpetta leggera. Sono le 7.00 e penso: è prestissimo, ci saremo solo noi…ma mi sbaglio! I tavoli sono già per la gran parte occupati ed il buffet caldo è affollato: mi guardo intorno per capire, forse sono tutti businessman che si sono alzati presto per andare a lavorare? Non ci sono giacche e cravatte, c’è qualcuno che è da solo, ma ci sono anche famiglie e gruppi di amici…gli Americani si alzano presto. Sempre.
Nell’osservare le persone con questi pensieri, ecco il primo impatto culturale: come abbigliamento noto che c’è davvero un po’ di tutto: c’è chi è in ciabatte da camera, ci sono ragazze con gli shorts, uomini in pantalone lungo e camicia (manica corta) a quadretti (ma davvero qualcuno le usa?), qualche bimbo in pigiama, uomini con i bermuda e le infradito, qualcuno in tuta sportiva, c’è addirittura una ragazza in bikini e copricostume! Prevalgono comunque i jeans e maglietta, ma, ovviamente da Italiana non posso fare a meno di godermi divertita le buffe combinazioni di colori, stili e materiali che mi sfilano intorno. Certo, qui si respira una libertà ed una comodità personale addirittura sfrontate, ma non rinuncerei mai al nostro buon gusto…per stile e gusto estetico: Italia 2 – USA 0 (almeno secondo me).
C’è chi è in ciabatte da camera, ci sono ragazze con gli shorts, uomini in pantalone lungo e camicia a quadretti, qualche bimbo in pigiama, uomini con i bermuda e le infradito, qualcuno in tuta sportiva, c’è addirittura una ragazza in bikini e copricostume
Il buffet è diviso in caldo e freddo: se in quello freddo ci sono cose che bene o male si trovano anche nelle nostre colazioni (cereali, frutta, yogurt, come dolci solo muffin) è in quello caldo che l’American Breakfast presenta il suo meglio ed infatti è il preferito dalla maggior parte delle persone che in modo naturale si sistemano ordinatamente ed educatamente in coda. C’è una sezione con diversi tipi di pane da tostare, bagels da tostare e English muffin (che, al contrario dei normali muffin, non sono dolci, ma sono panini rotondi da tagliare a metà e tostare) poi c’è un buffet caldo con alcune cose già pronte ed altre da ordinare e che vengono cotte sul momento: pancakes con varie guarnizioni, porridge (piatto inglese: una sorta di zuppa fatta con acqua e latte e cereali, normalmente avena), sausages, bacon, breakfast burritos, hashbrowns, uova su richiesta: fritte, strapazzate, overeasy, omelette.

Prendo il latte per il mio bimbo ma è a temperatura glaciale, allora chiedo se me lo possono scaldare o se c’è un microonde dove poterlo scaldare e scopro che no, c’è un buffet caldo, c’è il caffè servito a 200° (che bisogna aspettare un’ora per riuscire a berlo) ma il latte non si può scaldare, si deve consumare gelido; ovviamente le fette biscottate -che sono la colazione classica mia e di mio figlio- qui non sanno neanche cosa siano….
Prendo il latte per il mio bimbo ma è a temperatura glaciale, allora chiedo se me lo possono scaldare o se c’è un microonde dove poterlo scaldare e scopro che no, c’è un buffet caldo, c’è il caffè servito a 200° (che bisogna aspettare un’ora per riuscire a berlo) ma il latte non si può scaldare, si deve consumare gelido
E mentre vedo mio marito felice come un bambino al luna park, strabiliare gli occhi alla vista dei piatti della sua colazione tradizionale e godersi sausages, bacon and eggs con un grande bicchiere di plastica pieno di caffè americano, sospiro e sento che una delle cose che più mi mancherà è la nostra colazione negli accoglienti bar storici di Torino: brioche di pasticceria, non burrosa, e cappuccino o caffé italiano, una scontatezza fino a ieri e che oggi mi manca già da morire.
E mentre vedo mio marito felice come un bambino al luna park, strabiliare gli occhi alla vista dei piatti della sua colazione tradizionale e godersi sausages, bacon and eggs con un grande bicchiere di plastica pieno di caffè americano, sospiro e sento che una delle cose che più mi mancherà è la nostra colazione negli accoglienti bar storici di Torino

Finita la colazione, io e il mio bimbo ci intratteniamo passeggiando nel giardino dell’hotel che è davvero molto grande ed articolato: la vegetazione è ricca e curatissima, c’è uno stagno artificiale con pesci colorati e tartarughe d’acqua, c’è un’area che è destinata a pub, ci sono poltrone, divani e panchine per riposare e godersi la pace e in fondo alla passeggiata, una palestra ed una piscina coperta, tantissimo spazio, tantissima cura per gli elementi di abbellimento, tante persone rilassate, vestite come gli pare e a loro agio: this is the America I like.